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Escludere l’energia nucleare
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Il tema del nucleare è uno dei più dibattuti dell’ultimo secolo:
è stata una tecnologia utilizzata con effetti disastrosi in ambito militare (Seconda guerra mondiale, le famose bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki), ma è anche utilizzata per la produzione di energia elettrica attraverso la costruzione e lo sfruttamento di apposite centrali nucleari, anch’esse, in rari casi, protagoniste di alcune tragedie (vedi Chernobyl nel 1986 e Fukushima nel 2011).
Ma come funziona la produzione di energia nucleare?
Senza entrare in tecnicismi eccessivi l’energia nucleare è l’energia liberata durante le trasformazioni di nuclei atomici; trasformazioni ottenibili attraverso processi di fissione o di fusione dell’atomo.
Il dibattito più acceso in materia di energia nucleare è quello della sostenibilità del nucleare stesso e dei suoi pro e contro per la società moderna; ci sono due principali fazioni in gioco:
- C’è chi ritiene che l’energia nucleare sia sicura e che soprattutto possa essere considerata sostenibile in quanto ridurrebbe significativamente le emissioni di CO2 nell’atmosfera; consentirebbe inoltre un più semplice accesso all’energia elettrica e favorirebbe l’indipendenza energetica di ogni paese che dovesse decidere di avvalersene.
- C’è invece chi sostiene che l’impatto che l’energia nucleare avrebbe sull’ecosistema circostante sarebbe profondamente negativo, mettendo a rischio sia la biodiversità che le persone. Bisogna anche considerare la problematica della difficoltà nello smaltire i rifiuti radioattivi che le centrali producono; sono altamente nocivi e pericolosi e necessitano di vaste aree isolate dove essere stoccati e mantenuti per oltre 30 anni.
Il tema dell’energia nucleare e del suo sfruttamento viene affrontato prevalentemente attraverso l’approccio per esclusione:
- Vengono infatti escluse dai portafogli le società che sono legate all’estrazione, la conversione, l’arricchimento e lo smaltimento di uranio e altri materiali radioattivi o che siano coinvolte in progetti di ampliamento o costruzione di centrali elettriche nucleari. Le soglie di tolleranza si aggirano intorno al 5% ed in alcuni casi sono anche nulle.
In ambito di armamento nucleare invece, oltre all’esclusione delle società che producono o vendono armi nucleari, viene utilizzato anche l’approccio normativo:
- Legato alla firma e all’applicazione da parte degli Stati Sovrani del Trattato di non proliferazione del Nucleare (TNP) del 1968 che prevede la non proliferazione delle armi nucleari, il disarmo e l’uso pacifico sotto la supervisione di un organismo internazionale l’AIEA.
Nei fondi sostenibili che abbiamo analizzati, non c’è consenso in materia poiché il 32% dei fondi pone qualche limite relativo all’energia nucleare :
- il 25% dei fondi esclude le attività connesse alla costruzione o allo sfruttamento delle centrali nucleari (elettricità di origine nucleare)
- il 23% dei fondi esclude le attività coinvolte nell’estrazione, la vendita e lo stoccaggio di materiali nucleari e radioattivi
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